Nel recovery plan, piano di investimenti e riforme, approvato dal governo Draghi per essere applicato nei cinque anni che verranno, si nota come obbiettivo primario la transizione ecologica, argomento ormai all’ordine del giorno; per la messa in atto di questo piano di riforme verranno utilizzati i fondi provenienti dall’Unione Europea al fine di una ripresa post Coronavirus, molte volte però gli interessi economici si scontrano con la svolta ecologica che andrebbe impressa per salvaguardare il pianeta.
Cosa succede dal 3 luglio?
L’Europa tuttavia ha fin da subito pensato di attuare norme più stringenti e severe sul campo ecologico e di salvaguardia ambientale, infatti dal 3 luglio, verranno vietati molti prodotti a base di plastica, che come noto, inquinano l’ambiente creando molti disagi e aumentando l’inquinamento già oltre i limiti della sostenibilità.
La reazione delle aziende italiane
L’Italia non ha preso bene la notizia arrivata in brevissimo tempo dall’Europa, mostrando forte preoccupazione per i lavoratori dei settori di packaging, eccellenza cardine del nostro paese, come espresso da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria dal 2020.
I ministri Giorgetti, sviluppo economico, e Cingolani, transizione ecologica, fin da subito hanno dichiarato molta perplessità su questo divieto cercando di attenuarlo o addirittura rimandarlo a data futura, mostrando però all’Europa difficoltà di conciliazione tra i problemi ambientali con le relative riforme anti inquinamento e il tessuto industriale e produttivo italiano.
Quali sarebbero i prodotti banditi?
I prodotti che l’Europa ha deciso di bandire sono:
• bastoncini di cotone (cotton fioc),
• posate di plastica (forchette, coltelli, cucchiai piccoli e grandi),
• piatti, bicchieri, cannucce, agitatori di bevande,
• bastoni per palloncini,
• sacchetti oxo-degradabili (normalmente chiamati sacchetti di plastica 'bio'),
• imballaggi,
• confezioni per fast food,
• contenitori alimentari in polistirolo espanso.
Inoltre verranno segnalati e data molta attenzione al fine di limitarne l’uso anche i prodotti che non sono completamente formati da plastica, come bicchieri di carta che hanno imballaggio inquinabile, cartoni di bevande con tappo e oggetti anche solo di plastica riciclata.
La plastica è un vero problema?
Da alcuni anni ci si è resi conto che l’utilizzo a larga scala di plastica produce un enorme problema mondiale, infatti, sacchetti di plastica, bottiglie e tappi spesso per non utilizzo delle pratiche di riciclo finiscono nei mari comportando inquinamento delle acque, problemi alla fauna marina e di conseguenza all'uomo seguendo la catena alimentare per via delle microplastiche ingerite.
E' cronaca degli ultimi anni la formazione, tra le altre, delle cosiddette great pacific garbage patch, due gigantesche isole in continua espansione formate nel mezzo dell'Oceano Pacifico esclusivamente dalle plastiche trasportate da venti e correnti, arrivando secondo alcune stime a misurare circa 10 milioni di chilometri quadrati, equivalenti alla superficie degli Stati Uniti d’America.
Esercente multato per sacchetti di plastica non in regola
La questione però sembra fare ancora poca presa nelle coscienze di molti, seppur dal primo gennaio 2018 gli esercizi commerciali debbano obbligatoriamente avere sacchetti biodegradabili (D.L. 20 giugno 2017, n.91), in alcuni casi si continua a violare la norma, come accaduto recentemente in un supermercato di Prato, quando a seguito di un controllo dove sono risultati sacchetti non bio, l’esercente è stato sanzionato con una multa pari a 5.000€.
La legislazione cosa prevede sul riciclo della plastica?
In realtà per quanto riguarda le materie ambientali si fa molto affidamento a livello Europeo, poiché il tutto viene disciplinato da Normative della nostra Unione, che stabiliscono utilizzo di discarica e trattamento rifiuti e imballaggi, misure che dovranno permettere a tutti gli Stati Europei di arrivare al 2025 con il 65% di imballaggi riciclati.
L’Italia, a onor del vero, ha già raggiunto questo traguardo, tant'è che nel 2019 il 70% degli imballaggi risultavano smaltiti in maniera corretta, anche grazie al Codice Ambientale (D. Lgs. 116/2020) approvato pochi mesi fa, in cui sono descritti gli obbiettivi che il nostro paese si fissa per la materia ecologica, favorendo un economia molto più “green” tramite incentivi statali.
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