Aria di cambiamento per l'assegno di divorzio: i Giudici pronti ad applicare nuovi criteri per l'assegnazione del mantenimento
L’assegno di divorzio si prepara a cambiare nuovamente; è la Commissione Giustizia della Camera ad aver appena concluso l’esame sulla proposta di modifica, presentata dall’onorevole Morani, dell’art. 5 della L. 898/1970 che ha lo scopo di adeguare la fisionomia dell’assegno divorzile ai più recenti indirizzi giurisprudenziali e, in particolare, all’indirizzo di cui alla sentenza n. 18278/2018 delle Sezioni Unite di Cassazione.
Dal 1990 al 2017 l’assegno di divorzio doveva garantire il mantenimento del tenore di vita, dal 2017 al 2018 doveva permettere al coniuge di essere autosufficiente economicamente, infine dal 2018 ad oggi doveva cercare di compensare i sacrifici fatti e il contributo dato quando la coppia era unita.
Prossimamente si cambierà ancora e in particolare la nuova riforma stabilisce che ai fini dell’attribuzione dell’assegno divorzile, il Giudice dovrà considerare non quanto ciascuno dei coniugi ha fatto quando era sposato ma principalmente l’età e lo stato di salute del soggetto richiedente, il patrimonio e il reddito di entrambi, la ridotta capacità reddituale dovuta alla mancanza di formazione professionale o di esperienze lavorative e il tempo che deve dedicare alla cura dei figli minori, disabili o comunque non economicamente indipendenti.
Non conterà quindi il comportamento tenuto durante la convivenza.
La proposta di legge introduce un’ulteriore novità; una volta tenuto conto delle circostanze precedentemente indicate, il Giudice potrà predeterminare la durata dell’assegno affinchè sia evitata una corresponsione ingiustificata quando il beneficiario abbia superato le sue difficoltà.
La nuova legge ribadisce che l’assegno non sarà dovuto al richiedente che si risposa oppure in caso di convivenza stabile o di unione civile con un’altra persona; due principi già oggi applicati dai Giudici chiamati a decidere in merito a questioni di separazioni e divorzi
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