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Cani a passeggio nei boschi e nei parchi: liberi o al guinzaglio?

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Con l'arrivo della bella stagione torna la voglia di uscire a passeggiare con gli animali domestici, ma se le regole da tenere in città sono abbastanza chiare a tutti, come bisogna comportarsi quando si decide di portare il proprio amico a quattro zampe in montagna, in spiaggia o nei boschi dietro casa?
I cani vanno tenuti al guinzaglio o possono essere lasciati liberi di scorazzare? Bisogna prestare attenzione a diversi aspetti per non incorrere in inconvenienti e sanzioni, sempre tenendo contro che il padrone, o il conduttore, sono responsabili di eventuali danni causati dagli animali a persone e cose.


Il proprietario di qualsiasi animale, e nello specifico dei cani, è responsabile del suo benessere, del suo controllo e della sua conduzione, come previsto dall'Ordinanza del Ministero della Salute del 6 agosto 2013, riguardante la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani.

Inoltre sui proprietari grava una responsabilità sia civile che penale, prevista dagli articoli 2052 c.c., 590 e 672 c.p., nel caso in cui il proprio animale sia l'autore di danni o lesioni a persone, cose o altri animali, anche nel caso in cui fosse fuggito o smarrito, salvo la prova del caso fortuito, cioè il provare che sia accaduto un evento imprevisto, imprevedibile e inevitabile.

Proprio con riferimento al caso fortuito si sottolinea che la giurisprudenza ha ritenuto che non sia caso fortuito il repentino mutamento di umore dell'animale e che non rileva che l'animale sia stato, in precedenza, sempre tranquillo e mansueto.
Inoltre anche il fatto del terzo è spesso accollato a chi si serve dell'animale, ciò significa che non importa se la condotta dell'animale sia stata determinata da un gesto non corretto della vittima (es. tirata di coda).

Tali responsabilità, come più volte ribadito dalla Corte di Cassazione, si estendono anche al detentore responsabile, cioè colui che, pur non essendo il formale proprietario dell'animale, lo ha con sé o lo ha in custodia.
Ciò è conseguenza del fatto che chi assume l’obbligo di controllare e custodire l’animale, deve adottare ogni cautela per evitare e prevenire possibili aggressioni a terzi (sentenza Cass. n. 18814/2011).

Omessa custodia e malgoverno di animali

Proprio in merito alle responsabilità appena accennate, l'art. 672 c.p. prevede la fattispecie di omessa custodia o mal governo di animali e stabilisce che: chi lascia liberi, o non custodisce con le debite cautele, animali pericolosi o ne affida la custodia a una persona non adatta come ad esempio, i bambini o le persone incapaci di trattenere un cane qualora questo dovesse diventare aggressivo, è punito con una sanzione amministrativa da 25 a 258 euro.

La stessa sanzione, per contro, è prevista per chi aizza o spaventa animali, in modo da mettere in pericolo l’incolumità delle persone.

Dal punto di vista della responsabilità civile, si può richiedere il risarcimento dei danni provocati dall'animale, rivolgendosi al proprietario del medesimo oppure alla persona che lo deteneva al momento dei fatti.

La responsabilità per le lesioni causate dal cane è, come detto, anche di tipo penale, con conseguente incriminazione per il reato di lesioni personali, previsto dall'art. 590 c.p.


Obbligo di guinzaglio

Fatta questa doverosa premessa, l'Ordinanza ministeriale di cui sopra è sicuramente la normativa di riferimento in materia, in quanto stabilisce diverse regole di sicurezza, che devono essere rispettate dai proprietari e dai detentori quando portano il loro animale in aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico:

• Deve essere utilizzato un guinzaglio non più lungo di 1.50 metri (nel caso di guinzagli allungabili vanno bloccati a questa lunghezza): unica eccezione prevista è quella per le aree cani, dove gli animali possono essere lasciati liberi;

• Chi conduce il cane a spasso deve avere sempre con sé una museruola (rigida o morbida), da utilizzare in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali oppure su richiesta delle Autorità competenti;

• Il cane deve essere affidato solo a persone in grado di gestirlo correttamente;

• È necessario conoscere il proprio cane: per quanto banale è una condizione fondamentale per evitare situazioni spiacevoli di comportamento inaspettato da parte dello stesso;

• È necessario assicurarsi che il cane si comporti bene sia con le persone sia con gli altri animali.

Inoltre, chiunque conduca un cane in aree urbane, vie, piazze, giardini pubblici deve raccoglierne le feci e comunque avere sempre con sé l’occorrente a questo scopo.

Se le regole da rispettare in città sono, dalla grande maggioranza dei padroni, conosciute e rispettate, forse altrettanto scontato e noto non è il comportamento da tenere nei boschi, in montagna o durante le escursioni.

Cani liberi in montagna o nei boschi?

Un aspetto da non tralasciare è conoscere il regolamento del luogo in cui ci troviamo: molti parchi o riserve naturali impongono di tenere sempre il cane al guinzaglio, aldilà del fatto di quanto possa essere addestrato o mansueto (peraltro una valutazione ampiamente soggettiva),  per evitare di mettere in pericolo la fauna selvatica, ma anche il cane stesso da eventuali pericoli o attacchi di altri animali, come recentemente successo a un cane ucciso da un morso di vipera.

Lasciare libero il proprio cane di passeggiare tranquillamente, senza guinzaglio, durante le giornate di trekking è un atteggiamento molto frequente nei proprietari; pensiero forse derivante dal fatto che, trovandosi in mezzo ai boschi e isolati da tutti, non vi possano essere pericoli per nessuno.
Un pensiero nella gran parte dei casi riferito all'incontro con altri esseri umani, nei confronti dei quali, come già detto, la responsabilità per eventuali lesioni è sempre in capo al padrone o al conduttore dell'animale.

Nella realtà anche durante le passeggiate in montagna, seppur dove non sia obbligatorio il guinzaglio è sempre caldamente consigliato, e questo per tutelare la fauna selvatica presente nei boschi tant'è che le uniche eccezioni previste sono quelle inerenti i cani di pubblica utilità, di soccorso o i cani da caccia durante l’attività venatoria.

Lasciare liberi i propri cani potrebbe mettere in pericolo la vita di lepri, caprioli, marmotte e altre specie che, se rincorse, potrebbero ferirsi e indebolirsi. Problema notevolmente più grave nel caso di femmine in gravidanza, nelle quali un inseguimento iniziato anche solo per gioco, potrebbe mettere in pericolo la vita sia della madre che dei cuccioli.

Va inoltre sottolineato che, soprattutto nei boschi o in montagna, risulta fondamentale raccogliere le feci dei propri animali, in quanto, seppur vaccinati, potrebbero trasmettere malattie alle specie selvatiche, creando enormi problemi all'ecosistema.

Ovviamente un eventuale contagio potrebbe verificarsi anche in senso contrario, potendo contrarre da altri animali selvatici malattie quali la rabbia e la leptospirosi.

Nelle aree protette l'accesso può essere vietato

Unica ma fondamentale raccomandazione è quella di informarsi bene, in quanto, soprattutto nelle aree protette, non è detto che venga consentito il libero accesso ai cani, tuttavia possono essere indicati dei sentieri percorribili perché meno intensamente frequentati dalla fauna selvatica.

Per approfondire leggi anche:

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