Sono interessanti le ultime vicende, verificatesi nell’ambito della materia di diritto del lavoro dipendente, che riguardano tutti quegli impiegati e tutti quei lavoratori i quali, sempre più numerosi in epoca di pandemia, si ritrovano a lavorare da casa nella modalità ormai conosciuta come smart working.
Le novità concernono nello specifico un tema da decenni tanto dibattuto, discusso e fonte di infinite vertenze: l’infortunio da lavoro dipendente e l’indennizzo riconosciuto dagli enti previdenziali statali.
Infortunio a casa in smart working
Nello specifico, il caso che ha destato tanto clamore un caso recente che ha visto come protagonista una signora cinquantenne, dipendente come impiegata di un’azienda metalmeccanica di Treviso.
In particolare la donna, obbligata a lavorare in smartworking a causa dell’epidemia da Covid19 in corso, è malauguratamente scivolata dalle scale della propria abitazione nel corso di una telefonata con un collega, procurandosi un paio di importanti fratture.
Caduta dalle scale: è infortunio sul lavoro?
Il quesito che ci si pone è il seguente: quanto accaduto alla signora può considerarsi un infortunio, di competenza previdenziale, occorso durante l’orario di lavoro e in occasione dello svolgimento delle proprie mansioni aziendali?
Vediamo il prosieguo della vicenda e a quale esito ha condotto quel combattuto braccio di ferro tra la donna infortunata e l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.
Subito dopo la tremenda caduta, la donna si è precipitosamente recata all’Ospedale dove ha subito un ricovero in Pronto Soccorso; ne è immediatamente conseguita la segnalazione all’Inail e, contestualmente, al datore di lavoro della donna.
In prima battuta l’Inail rigettava l’istanza della dipendente al conseguimento dell’indennità, in quanto l’istituto previdenziale non riteneva di poter rinvenire alcun nesso eziologico tra la telefonata e le mansioni aziendali.
Di fronte a tale diniego l’impiegata si rivolgeva al sindacato e, in particolare conferiva mandato per essere assistita ad un avvocato esperto in diritto del lavoro dell’ufficio vertenze della Cgil.
I legali, nell’atto amministrativo notificato all’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, davano atto del fatto che la chiamata in corso al momento dei fatti aveva natura lavorativa, infatti il telefono in uso era quello fornito dall’azienda alla dipendente e l’interlocutore era proprio un collega della donna.
Pertanto i procuratori concludevano che l’incidente dovesse senza dubbio considerarsi accaduto durante l’orario di lavoro e in occasione dello svolgimento delle mansioni impiegatizie a cui la donna era doverosamente tenuta da contratto.
Di conseguenza, per i fatti accaduti nel settembre dello scorso anno 2020, l’ente di previdenza sociale addiveniva all’accertamento del rapporto occasionale tra l’incidente e le mansioni.
Per questo motivo, in definitiva, l’Inail riconosceva non solo i giorni di malattia alla donna, ma anche 20.000€ a titolo indennitario per l’infortunio sul lavoro, oltre a visite e terapie gratuite, senza obbligo di ticket, per i prossimi dieci anni.
Come spiega Valentina Dalle Feste, responsabile del settore tutela della salute della Cgil di Treviso, si tratta di un caso destinato a fare scuola. Infatti per la prima volta è stato riconosciuto un infortunio sul posto di lavoro in modalità smart working.
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