In una lettera in risposta a due senatori americani il colosso dei social network confessa di usare algoritmi di tracciamento della posizione anche senza autorizzazione degli utenti adducendo motivi di sicurezza e a scopi pubblicitari.
Nella lettera viene spiegato che 'anche se non hanno attivato la localizzazione, Facebook può tuttavia determinare in parte la loro posizione grazie alle informazioni forniteattraverso le attività e le connessioni ai nostri servizi' anche grazie al tracciamento degli indirizzi IP, una sorta di codice univoco che identifica chiaramente un dispositivo e tutte le azioni che compie.
Tracciare la posizione degli utenti sarebbe utile, secondo quanto sostenuto da Facebook, per ottimizzare le ricerche in una certa zona e 'migliorare i servizi di pubblicità' oltre che per scopi di sicurezza personale, giustificandola, ad esempio, con la prassi di avvisare tramite un messaggio di alert un utente abitualmente connesso in Italia in caso di accesso dall'altra parte del mondo.
La richiesta dei due senatori era volta a chiarire il motivo per cui Facebook 'consigliava' sempre attività o luoghi di interesse nelle effettive vicinanze degli utenti, seppure gli stessi avessero disabilitato i servizi di localizzazione della posizione.
Un comportamento da chiarire, secondo i due senatori, che potrebbe configurare una violazione della privacy e della libera circolazione delle persone.
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